CULTO E ICONOGRAFIA DI SAN NICOLA DA TOLENTINO NELL’OPERA DI PAOLO DA VISSO: “LA MADONNA DEL VOTO”
Dallo studio dell’iconografia di San Nicola nelle Marche, emerge una documentazione abbondante che prova la grande devozione verso il Santo nella sua regione d’origine.
San Nicola da Tolentino, oltre ad essere il santo più noto tra i molti che provengono dalla regione marchigiana e dalla provincia Agostiniana Picena, è la figura più significativa dell’ordine Agostiniano che lo ha portato nel mondo come modello del proprio carisma.
La ricerca storica fa vedere con chiarezza che i conterranei furono i primi a rilevare la sua devota santità e a godere di segnalati benefici della sua testimonianza.
Subito dopo la morte e lungo il corso dei secoli si assiste al moltiplicarsi di manifestazioni di devozione. Vengono dedicate chiese e cappelle; cresce la committenza pittorica, sorgono confraternite che promuovono feste e celebrazioni. Ovviamente l’iconografia rivela l’immediato riferimento alla committenza e questa documenta il rapporto affettivo dei fedeli.
San Nicola vive dal 1245 al 1305. Le sue origini sono ubicate in un piccolo paese dell’entroterra maceratese, Sant’Angelo in Pontano, e la sua esistenza si svolge soprattutto a Tolentino dopo trent’anni di permanenza.
Nei vari conventi delle Marche si è sempre promossa la devozione a San Nicola: non mancò mai un altare dedicato al santo di Tolentino, e nella devozione si esaltava l’aspetto mistico della sua vita. Di conseguenza, si assiste al proliferare delle sue immagini in tutto il territorio marchigiano dal XIV° secolo in poi.
L’immagine del Santo è caratterizzata dalla presenza di alcuni elementi distintivi:
il lilium Virginalis, il codice dei fogli pergamenacei rilegati con coperta striata di rosso, il crocifisso, la stella radiante che campeggia sul torace.
Tuttavia, ciascuno di questi dati tipologici assunto singolarmente risulta necessario ma non sufficiente a stabilire l’identità del religioso. E’ solo la compresenza di più elementi connotativi, fra costanti e variabili, che può sgomberare il campo da confusioni.
Tra le tante opere sparse nelle Marche, degna di nota, che voglio qui menzionare, è “La Madonna del Voto” di un pittore locale della metà del XV° secolo, tale Paolo da Visso, collocata nella chiesa di Sant’Agostino a Visso ora divenuto museo.
Paolo da Visso, che nel 1455 fisso la sua dimora proprio a Visso, è l’autore dell’opera. Verso il 1460 i monaci agostiniani gli commissionarono l’affrescatura della cappella della loro chiesa con una serie di santi nella parete destra e la grande e prestigiosa “Pietà”. Tale opera doveva servire come monito per la gente di Visso che chiedevano la cessazione della pestilenza.
Nell’opera si vede l’Eterno adirato circondato da severi angeli, scagliare frecce (che simboleggiano la peste) contro il popolo vissano, posto ai lati.
Al centro la Madonna, con il Cristo morto sulle ginocchia, giace sotto il padiglione, le cui tende sono alzate e trattenute da Sant’Agostino e da San Nicola. Il popolo può così ammirare, vedere e contemplare il suo miracoloso salvataggio dalle frecce, considerate punizione del peccato, per opera dei due grandi Santi agostiniani, ritratti qui con volti accigliati e sguardi imploranti. La drammaticità della scena è resa dal segno tagliente ed aspro e dal contesto dei visi in ombra che evidenziano l’arte di Paolo, influenzata da un lato dagli artisti locali, e dall’altro dalle più rilevanti influenze di artisti come Girolamo da Giovanni, Boccati, e, soprattutto, da Piero della Francesca.
In quest’opera l’orma pierfrancescana si nota soprattutto nel padiglione che ricorda molto il padiglione raffigurato nel “Sogno di Costantino”.
La presenza dei due santi agostiniani testimonia la grande devozione del popolo vissano che commissionò sempre più frequentemente opere d’arte imperniate sulle taumaturgiche immagini di Sant’Agostino e San Nicola.
Saranno soprattutto i racconti dei miracoli di Nicola da Tolentino ad impressionare maggiormente la popolazione per la contemporaneità e la vicinanza del luogo.
In quest’opera San Nicola è rappresentato con la veste nera nell’atto di aprire il sipario. Il suo volto rugoso sembra implorare il Padre Eterno affinché accolga le suppliche dei fedeli.
Articolo di Elena Bisacci
Per la bibliografia si rimanda a: San Nicola da Tolentino e le Marche, Culto e Arte a cura di Elena Bisacci e Roberto Tollo, Biblioteca Egidiana 1999.
Lascia un commento