Descrizione
Un pittore lucchese a Colfano di Camporotondo,
LUIGI MARIA ERMELLINI
“Magister Nobilis de Lucca habitator Caldarole”, se non eccelso, sicuramente è stato un pittore di grande interesse. Con la tavola di Colfano Nobile da Lucca, pittore quattrocentesco la cui presenza a Caldarola è documentata in un atto del 7 ottobre 1499 – il primo ed il più antico che lo riguarda – si dimostra un artista completo e consapevole delle ultime esigenze e novità in ambito pittorico.
Non ci è dato sapere per quali motivi Nobile da Lucca sullo scorcio del Quattrocento abbia deciso di lasciare Lucca, vicina al centro artistico e culturale più importante del tempo – Firenze – per addentrarsi nei territori della Marca, fino a divenire a tutti gli effetti un abitante di Caldarola (“Habitator Caldarole”). Armellini ha anche ipotizzato anche una possibile relazione di consanguineità fra il pittore lucchese e i De Magistris, più noti pittori caldarolesi. Pur non essendo un artista molto prolifico, è chiaro che la formazione e l’influenza che l’arte toscana esercita su di lui rendono Nobile da Lucca un pittore alquanto interessante all’interno del panorama locale.
Luigi Maria Armellini ripercorre le contingenze storico – culturali che interessano il contesto il periodo storico in cui Nobile da Lucca vive e lavora. Esso è infatti uno dei più interessanti e culturalmente vivaci della storia d’Italia: il Quattrocento. In particolare, il decennio che precedette la realizzazione della pala di Colfano fu denso di memorabili eventi storico – artistici e culturali. Sono gli anni di Botticelli, di Pinturicchio, di Piero della Francesca. Un nuovo di concepire il mondo porta gli artisti ad interrogarsi sulle tecniche e sulle strategie per poterlo rappresentare.
La chiesa dei frati minori di Colfano ebbe origine, secondo le notizie leggendarie che la riguardano, nel 1215, o in un periodo molto prossimo a quell’anno. Essa era situata in posizione sopraelevata, in una zona che corrisponderebbe a quella dove si trova l’attuale chiesa di Garufo e che può essere considerata “il centro di quel triangolo che ha i vertici angolari sui paesi di Belforte, Caldarola, Camporotondo”. Il nome farebbe riferimento al vocabolo romano “Fanum”, con cui erano indicati i piccoli luoghi di culto rurali, o in generale i luoghi sacri.
Nobile da Lucca, anche grazie alla sua provenienza, introietta e rielabora le novità e le mode del tempo. Incaricato di realizzare una pala per la piccola chiesa di Colfano, egli abbandona le classiche e ormai antiquate pale d’altare scompartite (ovvero i polittici) e preferisce una pala unica. Scelta, questa, condivisa anche da Piero della Francesca, che nello stesso periodo realizza la celeberrima Pala di Brera.
Ad accomunare Nobile da Lucca e il ben più noto pittore vi è inoltre lo stesso, triste destino: la perdita della vita in età matura segnò i destini dei due uomini, rappresentando una immensa sventura anche in ambito lavorativo.
Nella tavola di Colfano Nobile da Lucca si ricollega alla produzione coeva, immaginando un classico colloquio, su temi dottrinari, alla presenza della Vergine col Bambino. La semplicità e la naturalezza pervadono l’opera: tutte le figure della tavola sono definite da un andamento lineare e armonico, all’insegna dell’equilibrio visivo.
La critica d’arte ha dedicato poca attenzione al pittore lucchese, né gli storici caldarolesi gli hanno dato molto rilievo. Tuttavia, citando le parole dello stesso Armellini: “quest’artista può essere considerato […] il capostipite dei pittori caldarolesi”.
L’opera, inserita all’interno della collana degli artisti nel Territorio dei Monti Azzurri, promossa e realizzata dalla Comunità montana, ha avuto il merito di riabilitare un artista troppo spesso dimenticato, che grazie allo studio di Luigi Maria Armellini ci viene restituito in tutta la sua importanza storico – artistica.
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