Giuseppe Tucci, le Marche e l’Oriente

Nato a Macerata nel 1894, Tucci è stato il solo orientalista italiano a far conoscere in tutto il mondo le più grandi religioni asiatiche , aprendo la conoscenza del Sud dell’Asia agli studiosi, attraverso le sue edizioni critiche, le traduzioni originali dei testi in sanscrito.

La sua opera è conservata nel Fondo Tucci della Biblioteca Orientale dell’IsIAO a Roma e hanno definitivamente segnato l’accesso dell’umanità al patrimonio culturale e ambientale di quei paesi.

Le missioni scientifiche di Tucci in Nepal, Ladhak e Bhutan, Tibet e le regioni dell’Himalaya hanno inoltre dato accesso a numerosissimi geografi e a moderni viaggiatori in territori allora quasi sconosciuti.

Mi piace non fare programmi: lasciarmi trascinare come un fanciullo, ma poi saltare alla reazione come un gatto che esca dal nascondiglio; come un gioco dell’intelligenza e della volontà fra l’ostacolo dell’inerzia e le risorse dell’astuzia.

L’appartenenza di Tucci alla città di Macerata lascia pensare che proprio le radici di una regione così polimorfa, che avvicina paesaggi e popoli, dalla montagna e dal mare, una regione che ha dato i natali a viaggiatori come Matteo Ricci, abbia contribuito al destino precoce dell’enfant prodige che a dodici anni, pare, parlava già sanscrito, ebraico ed iranico.

Pur slegato da qualsiasi terra e dalle stesse origini, che cercò tutta la vita di superare e trascendere, sembra di poter cogliere nei suoi primi scritti l’amore per le Marche: per la terra di origine espresse affetto solo molti anni più tardi, decantando l’ammirazione per il suo cielo, i suoi colli e per la natura curiosa ed errabonda dei suoi abitanti che, quasi per natura, sembrano invitati dal mare ad esplorare l’Oriente. Nei suoi studi, poi, si concentrò soprattutto sullo studio dei testi buddhisti, tanto da convertirsi ad esso in quanto “dottrina etica [basata] sulla sincerità”. Un’inspiegabile attrazione, quella tra le Marche e l’Oriente, anticipata dai viaggi di Ciriaco d’Ancona, risonante nelle parole di Leopardi ed esplorata dall’apostolato secolare di Matteo Ricci, e che portò Tucci ad esplorare gli anfratti più ignoti dell’Asia per farvi, poi, idealmente, ritorno.

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