Presentiamo di seguito la prima delle FAVOLE SIBILLINE scritte da Luchino De Carolis, autore marchigiano.
LE FAVOLE
La favola, legata per ognuno di noi ai più bei ricordi dell’infanzia, è in realtà un genere estremamente antico e complesso.
L’origine del nome ne testimonia l’intento comunicativo: “favola” deriva infatti da fabula, termine latino a sua volta collegato al verbo for, faris, “raccontare“.
Caratterizzata da composizioni brevi, in prosa o in versi, la favola è un elemento ricorrente nella cultura di ogni paese – la prima favola documentata risale all’Antico Egitto! – e nasce dal piacere di raccontare, insito nella natura stessa dell’uomo.
Nell’Antica Grecia e a Roma si diffuse la favola esopica – dal nome del leggendario inventore, Esopo -, caratterizzata dalla presenza di animali parlanti come protagonisti. Mettendo in scena personaggi animali, le favole ci parlano in realtà dell’uomo: il punto di vista “straniato” ci permette di riflettere su noi stessi, sui nostri vizi e sulle nostre virtù, sulle nostre debolezze e sulle nostre aspirazioni.
La favola supera così il puro scopo comunicativo e mira a fornire insegnamenti e spunti di riflessione che possono aiutare a tutti, bambini e non, a guardare la realtà con uno sguardo nuovo.
Regalatevi dunque questo momento per godere insieme a noi del piacere che solo una bella favola può dare.
Buona lettura!
L'asino desolato
Un giorno l’Asino stanco di sopportare si rivolse al Padrone:
“Mio Padrone” – disse con tono reverenziale – “non del cibo che mi date, né del duro lavoro che mi comandate, mi lamento, ma della vostra considerazione, del vostro trattamento”.
E aggiunse:
“Ogni giorno vedo come ammirate il Cavallo, come curate il Pavone, per non parlare poi di come lodate il Cane. Insomma, mai che vi abbia sentito dire che mi sia guadagnato il pane”.
E il Padrone al suo Asino:
“Mio fido Asino, non te ne avere, è la natura che fa il suo mestiere. A te comando le cose più serie, per gli altri riservo i giorni di ferie. Tirati su, non ci pensare, la prossima vita potrai comandare”.
E così licenzia l’Asino, che più non provò a lamentarsi.
Morale: Lamentarsi della propria condizione non vale, se ci si è rivolti a chi non ha interesse a fartela cambiare.
Preoccupante la conclusione della favola, che potrebbe essere interpretata come una lode alla sottomissione.
Interessante la Morale che, al contrario, sollecita ad essere accorti su chi blandisce il prossimo per mantenerlo, di fatto, in uno stato di sottomissione e servilismo.
Paola Calafati Claudi
Preoccupante la conclusione della favola, che potrebbe essere interpretata come una lode alla sottomissione.
Interessante la Morale che, al contrario, sollecita ad essere accorti su chi blandisce il prossimo per mantenerlo, di fatto, in uno stato di sottomissione e servilismo.